Gli scavi archeologici e le ricerche topografiche, condotti dal 1991 ad oggi a Soleto (Lecce) e nel suo territorio, consentono ormai di ricostruire un quadro diacronico degli assetti insediativi di quest'area della Messapia interna. Risultano evidenti i lineamenti del processo di formazione di una singola comunità per l'impulso di gruppi gentilizi, condizionati fino ad età classica nella scelta dei siti sparsi dei loro nuclei abitativi dalle condizioni ambientali. Un processo che raggiunge il suo apice poco dopo la metà del IV secolo a. C. in una fase di più radicale trasformazione dell'abitato, caratterizzata, oltre che dall'edificazione delle mura, da ampie opere di livellamento e terrazzamento associate ad una frenetica attività edilizia. Tuttavia questo sviluppo trova i suoi limiti nell'atteggiamento assai conservatore dei gruppi familiari, aperti a ricevere impulsi dal mondo ellenico ma sempre in maniera molto selettiva. Infatti dall'analisi di tutti i tipi di contesti emerge il primato del privato sul pubblico. Di particolare rilievo il caso del rapporto fra vivi e morti, nel cui ambito, dall'analisi dei sepolcreti, delle deposizioni funebri e dei relativi rituali, viene delineandosi una convivenza più stretta fra vivi e morti di quanto si pensasse. Questa forte identità culturale e comunitaria rimane intatta sotto il dominio romano fino all' annientamento della comunità a conclusione della seconda guerra punica. Il territorio, entrato a far parte dell'ager publicus e sfruttato per iniziative private secondo modi e con impianti nuovi, quali la villa rustica di Fondo Paparusso, viene poi inserito nel reticolo catastale della centuriazione di Lupiae. Si possono seguire le evoluzioni di questo mondo agrario, assai periferico, fino alla fondazione, in età normanna, di un casale fortificato da cui trae origine l'odierna Soleto. Unico elemento di indubbia continuità è il toponimo, la cui prima attestazione si troverebbe sull'ostrakon detto 'Mappa di Soleto', nella forma abbreviata SOL.