Che cosa fa la mente quando pensa? Qual è l'oggetto del suo pensiero? Che relazione sussiste fra ciò che è pensato e ciò che è conosciuto? C'è corrispondenza fra ciò che si pensa e ciò che si comunica agli altri? Sono questi alcuni dei quesiti che il grande filosofo Thomas Hobbes (1588-1679) si pone alle soglie della modernità, in un periodo di transizione fra la fine della filosofia scolastica e l'affermazione della nuova scienza moderna. Le sue risposte non solo hanno un significato storico importante, ma anche una rilevanza decisiva per le contemporanee filosofie della mente: la mente è un computer che calcola e il suo pensiero è costituito da operazioni fra concetti, parole, proposizioni e discorsi.
Marco Sgarbi (Mantova, 1982) si occupa di storia della logica, di storia della tradizione aristotelica e di filosofia dell'illuminismo. È stato Frances A. Yates Fellow presso il Warburg Institute di Londra. Attualmente è assegnista di ricerca presso l'Università di Verona. Ha recentemente pubblicato le monografie: Logica e metafisica nel Kant precritico. L'ambiente intellettuale di Königsberg e la formazione della filosofia kantiana (2010); La Kritik der reinen Vernunft nel contesto della tradizione logica aristotelica (2010); La logica dell'irrazionale. Studio sul significato e sui problemi della Kritik der Urteilskraft (2010; edizione spagnola aggiornata 2011).