In quanto agenzia educativa, la scuola è chiamata, fra l'altro, a trasmettere il meglio di un patrimonio culturale. Complici anche i vincoli temporali imposti dall'orario scolastico, in sede di programmazione l'insegnante di Lettere non può sottrarsi all'obbligo di effettuare delle scelte. Ma su quali basi? Occorre definire un 'canone letterario': operazione che tuttavia nel Novecento si riempie di insidie, per effetto, da un lato, della crescita esponenziale della produzione letteraria e, dall'altro, della ricerca spasmodica, così tipica del 'moderno', dell'originalità a tutti i costi, che ha comportato un continuo smottamento delle poetiche dominanti. Allora, nel dubbio, ci si affida al manuale, strumento principe (e insostituibile) della pratica didattica, che è tornato ad essere, prima di tutto, il luogo della consacrazione degli autori canonici. Ma non si rischia, così facendo, di cancellare tutta una serie di esperienze, magari minoritarie, ma altrettanto significative? Qual è la giusta rotta da tenere, fatta salva la necessità di stabilire gerarchie, per non compiere una falcidia senza appello? Come si possono integrare le esigenze opposte del 'canone' e della 'biblioteca'? E in che modo la manualistica può favorire questa integrazione? A questi importanti nodi della didattica della letteratura la "Mod per la Scuola" ha voluto dedicare i seminari nazionali di cui il presente volume raccoglie gli Atti.