È un romanzo dai tratti surreali. Franco Eremita, un tranquillo professore di lettere, viene denunciato da speciose autorità competenti per aver scritto un saggio a loro dire sprezzante e blasfemo della lingua italiana. Il protagonista rischia così una severa condanna: il divieto di parlare la lingua italiana per un periodo destinato a moltiplicarsi in caso di trasgressione, sostanzialmente senza limiti, tanto da rischiare persino una sorta di ergastolo linguistico.
Il processo che intesse la trama è decisamente kafkiano, ma ha molte analogie con la realtà di una giustizia incomprensibile, inefficace, farraginosa. Il passaggio continuo fra finzione e realtà è lo stratagemma narrativo che l'autore utilizza per descrivere un mondo in cui i meccanismi e i guasti della giustizia finiscono per produrre effetti grotteschi e nefasti sui normali cittadini, tanto da poter dire che è la realtà a superare la fantasia. La storia viene fuori dalla penna di un autore di cui non è difficile indovinare l'intensa esperienza forense.
Ettore Randazzo, avvocato penalista siracusano, è noto ai lettori per aver pubblicato, per i tipi della Sellerio, L'avvocato e la verità, (2003, quattro edizioni), ricevendo il Premio Capalbio per la saggistica del diritto, e, nel 2006, La giustizia nonostante (quattro edizioni), nonché gli inserti drammaturgici-processuali in E lo difendono pure…, opera teatrale andata in scena al Teatro Goldoni di Venezia nel 2008, per la quale ha ricevuto, insieme all’autore Emanuele Montagna, il Premio Goldoni dell’Ordine Forense di Venezia.
Ha pubblicato numerosi saggi penalistici per Giuffré, Cedam, Giappichelli. Ha ricoperto molte cariche nell’Unione delle Camere Penali Italiane, di cui è stato Presidente fino al 2006. Nello stesso anno gli è stato assegnato il Premio Internazionale Sicilia Il Paladino per il settore Avvocatura, e nel 2007 il Premio Giuristi-Artisti dell’Ordine Forense di Caltanissetta, settore letterario.