In un lungo arco temporale (dall'etā tardoantica, attraverso il medioevo, fino agli inizi dell'etā moderna) filosofi e teologi hanno rinunciato a osservare gli animali, preferendo all'esperienza l'analisi concettuale e la manipolazione simbolica. Dunque č possibile raccontare una storia non di animali incontrati e osservati, ma di animali pensati, in un quadro complesso di tradizioni diverse, di linguaggi che si stratificano, di libri che parlano di libri, di feconde tensioni tra la persistenza di modelli teologici e la riappropriazione dell'epistemologia aristotelica tra XIII e XVI secolo. Un superamento di queste tensioni fu il neoaristotelismo attivo di alcuni naturalisti che, intorno alla metā del Cinquecento, cercarono di mettere l'epistemologia aristotelica al servizio dell'osservazione diretta, della dissezione e dell'integrazione parola/immagine in splendidi libri illustrati.
Stefano Perfetti (Pisa, 1961) insegna "Storia della filosofia medievale" all'Universitā di Pisa. Ha scritto articoli in italiano e inglese su Agostino, Pietro Abelardo, Alberto Magno, Tommaso d'Aquino; sulla legge naturale, sulla tradizione aristotelica tardomedievale e rinascimentale. Ha inoltre pubblicato l'edizione critica di Pietro Pomponazzi, Expositio super primo et secundo De partibus animalium (Olschki, Firenze 2004) e la monografia Aristotle's Zoology and its Renaissance Commentators (1521-1601), (Leuven University Press, Leuven 2000).