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Home Le Collane Livorno cruciale XX e XXI (10) 9788846734310
Libro cartaceo
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Livorno cruciale XX e XXI

il porto

Autore/i: Aa.Vv.

Collana: Livorno cruciale XX e XXI (10)

Pagine: 96, ill.
Formato: cm.17x24
Anno: 2012
ISBN: 9788846734310

Stato: Non disponibile
  • Descrizione

Non è ambizione di questo fascicolo di “Livorno Cruciale” affrontare le complesse vicende contemporanee dello scalo portuale livornese anche in tempi recenti sottoposte a spesso fuorvianti polemiche. Abbiamo piuttosto affidato all’autorevole voce dell’attuale Presidente della Porto Autority il ruolo di spiegare ai lettori le linee guida dei futuri sviluppi del porto labronico. Si è poi voluto fornire con i contributi di Olimpia Vaccari e di Alessandro Merlo alcuni indispensabili riferimenti alle vicende del nostro porto che, nella sua storia passata e recente, condiziona e al contempo segue le pulsioni di crescita economica della città, mentre a Luca Difonzo è toccato di introdurre a possibili scenari progettuali.
La decisione di fondare una nuova città nella seconda metà del Cinquecento costituirà un salto di scala sul piano territoriale, urbano, politico e demografico. In età moderna, in età industriale e in età contemporanea alle pulsioni di crescita del porto si accompagnano progetti di nuove addizioni e di zonizzazioni urbane. Sarà sufficiente citare, alla metà del Seicento, la creazione della Venezia Nuova, pensata in una prima fase come luogo delle attrezzature necessarie ai commerci, il nuovo sobborgo che il governo lorenese nel 1747 progetta a nord della cinta fortificata per le attività della marineria, e, ancora, il quartiere di Torretta, sorto agli inizi del Novecento come insediamento operaio in funzione degli ampliamenti delle aree portuali.
Vi è poi l’immagine che del porto livornese trascrive e racconta la pittura labronica del Novecento, una proiezione sentimentale dove la realtà degli specchi d’acqua e dei navigli, come spiega Francesca Cagianelli nel suo intervento, si allontana progressivamente da ogni connotazione verista per approdare a un trionfo di colori e di luci. L’iconografia del porto diventa, in tal senso, un capitolo della storia dell’arte del Novecento livornese.
Non è senza significato che all’immagine dipinta si sostituisca in questa sede la ripresa fotografica: così le immagini di Carlo Cantini oggi impressionano l’osservatore e non potrebbe essere diversamente. Tanto i paesaggi portuali dei nostri artisti potevano infatti rasserenare gli animi, così la fotografia di Cantini rende impossibile “ogni fantasticheria contemplativa liberamente divagante”, per citare Walter Benjamin.
La fotografia di Cantini, qui raccolta in un denso portfolio al centro del fascicolo, narra della magica astrazione del nostro paesaggio portuale, resa ancora più onirica dalla forzatura cromatica impressa agli oggetti, alle gru, ai puntoni, ai moli. E ha buon gioco Cantini che, nel solarizzare le sue immagini, porta all’estremo percettivo quel processo di shock che rende impossibile ogni meccanismo di associazione al reale. La fotografia di Cantini, parafrasando Bertold Brecht, non è una restituzione della realtà, piuttosto dice qualcosa sopra la realtà, costruisce a sua volta “qualcosa di artificioso, di predisposto” e, in questo, abdica all’immagine consolatoria di una moda dove il mondo è necessariamente bello.

Dario Matteoni