Presentare Valéry, teorico riconosciuto dello sport della mente, come un narcisista ben temperato è indubbiamente una sfida. Ma, grazie all'accuratezza coraggiosa nell'entrare nella cucina dei meccanismi con cui Valéry descrive i modi di formazione e durata dell'io, la sfida ottiene un duplice effetto: rendere evidenti i dati di reale, ambigua complessità che circolano nelle
pagine dedicate alla pratica autopoietica di cui si nutre qualunque riforma di sé e, al tempo stesso, evitare che sull'ethos agonistico e gladiatorio della soggettività, come Valéry la immagina, si proietti l'astuta coazione dell'individuo che "pensa di ridurre il proprio «possibile» di «uomo» all'esercizio della potenza e del potere".
Felice Ciro Papparo insegna Filosofia morale nell'Università "Federico II" di Napoli.