A dispetto del titolo, ispirato a un'affermazione di Italo Calvino sui nomi delle sue Città invisibili, la convinzione che muove questo libro è che i nomi propri molto importino in un testo letterario. Il paradosso vuol mettere in rilievo il ruolo che nel volume è assegnato a strategie di significatività onomastica più complesse di quelle fondate su una diretta centralità del nomen (cioè sulla sua allusività e connotatività), e persino alla sua assenza, talora altrettanto carica di valori interpretativi. Presupposto qui verificato su differenti fenomeni e stagioni del nome proprio letterario: la dialettica tra realismo e altre più nascoste motivazioni onomastiche nella novellistica di Masuccio, Straparola e Bandello, la ricezione e le motivazioni della non nominatio , in particolare nei romanzi di Foscolo e Manzoni, e ancora le peculiari funzioni della toponimia letteraria in scrittori novecenteschi come Vittorini, Calvino, Consolo e Nigro.
Leonardo Terrusi ha svolto attività di ricerca presso l'Università di Bari, e attualmente insegna nei Licei. I suoi interessi si muovono tra filologia, storia della lingua e critica letteraria. Ha pubblicato i volumi Lelio Manfredi, Philadelphia (Bari, 2003), El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul Novellino di Masuccio Salernitano (Bari, 2004), e, insieme a Bruno Porcelli, L'onomastica letteraria in Italia dal 1980 al 2005 (Pisa, 2006), oltre a numerosi saggi su autori italiani antichi e moderni, indagati anche sul piano onomastico-letterario, e su questioni di storia della critica.