Come si mangia in carcere? Bene, quando la creatività, la collaborazione, la passione e il gusto hanno modo di esprimersi. Ce lo raccontano alcuni detenuti di Pisa, che, arrangiandosi con poco e superando le ristrettezze della vita dietro le sbarre, riescono a inventare soluzioni e ricette veramente sorprendenti.
Cucinare per se stessi e per gli altri è un modo di amare e condividere. Assaporare insieme, gustare è un piacere che solletica diversi sensi e che aiuta a compensare le mancanze a cui è costretto chi deve scontare una pena. Anche nel carcere il cibo è centrale: via di fuga, forse, dalla ristrettezza delle sbarre. Governare i sapori è sapere, una forma di conoscenza, una scheggia di libertà.
Pasticcio di patate lesse
di Samuela
4 patate lesse
1 mozzarella
2 fette di prosciutto
cotto
1/2 porzione di groviera
1/2 bicchiere di latte
1/2 dado
1 peperoncino
1 spicchio d’aglio
olio
sale
[per 2 persone]
Fai dorare l’aglio nell’olio con il peperoncino, aggiungi una goccia di latte e le patate a pezzetti e cuoci per 5 minuti; poi sopra metti i pezzettini di formaggio, il dado per insaporire, la mozzarella a fettine e il latte rimasto; solo alla fine il prosciutto a pezzetti piccoli. Cuoci altri 5 minuti ed è pronto!
Se sei qui dentro, con il cibo del carrello non puoi fare molto di più!