Come collocare, dentro la poetica di Levi, una scelta narrativa, quale la scrittura fantastica, in apparenza discordante dalla più nota veste memorialistica che testimonia la Shoah? L'analisi ermeneutica dei racconti leviani, qui offerta, scoraggia dal riproporre questa domanda, perché la ricostruzione del contesto storico e sociale, cui lo scrittore si dedica dagli anni '70 in poi, si salda con le più aggiornate teorie socio-antropologiche, venendo così a collimare con la prospettiva scientifica della storia sociale, senza soluzione di continuità tra un'opera leviana e un'altra. Tappe, queste, con le quali Levi decodifica l'ipertrofica cultura dell'immagine e del visuale, poi radicata nell'attuale "società dello spettacolo", che coincide col tema disturbante della mostrificazione bio-tecnologica, di cui è protagonista la perversione di ogni sistema di sofisticazione dell'esistenza umana, pesantemente alterata da nuove volontà di dominio. Una lettura del presente alla luce dei passati drammi storici, pronti tuttavia, come fantasmi, a un ritorno egualmente violento nel prossimo futuro. Per riconsiderare anche l'esperienza traumatica di Auschwitz, Levi opera un esorcismo finzionale con gli strumenti del paradosso ironico e dell'antifrasi grottesca, desacralizza le simulazioni del presente e fa emergere la coscienza storica.
Angela Di Fazio (1985) è Dottoranda di ricerca in Letteratura Italiana Contemporanea presso il Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna. È autrice di saggi sulla narrativa italiana, inquadrati nella prospettiva dell’antropologia letteraria, con particolare riguardo all’attività di Elsa Morante. Altro ambito di interesse è la confluenza tra memoria culturale, autobiografismo e autofiction nelle scritture di genere come quella di Lalla Romano.