I saggi raccolti in questo volume raccolgono il frutto di un percorso di ricerca volto a esplorare aspetti importanti dell'esperienza teatrale greca sul piano della messa in scena, della recitazione e delle forme espressive. Quanto può incidere nell'interpretazione delle tragedie antiche la comprensione delle strategie poste in atto dagli autori nel costruire lo spazio drammatico entro il quale far agire i personaggi? Quali convenzioni e soluzioni sceniche vengono utilizzate per caricare quello spazio di significati intimamente connessi al conflitto tragico? Quale relazione si può istituire fra la ricostruzione della tecnica drammatica di ciascun autore e il difficile lavoro dell'editore? Quali forme e funzioni assume nel teatro tragico e comico una forma espressiva come il monologo? E come vengono piegate alcune forme espressive tradizionali alle esigenze della commedia da parte di Aristofane? Il tentativo di dare risposta a queste domande si accompagna all'indagine approfondita su alcuni drammi di Sofocle e di Euripide, i cui tratti innovativi si stagliano sullo sfondo della crisi che travaglia la società e la cultura ateniese negli ultimi anni del V secolo a.C.
Enrico Medda è Docente di Letteratura Greca e Storia del Teatro Antico presso il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa. I suoi interessi di ricerca vertono principalmente sul teatro tragico e comico greco, cui ha dedicato numerose pubblicazioni. È autore di La forma monologica. Ricerche su Omero e Sofocle (Pisa, 1983) e, con Vincenzo Di Benedetto, di La tragedia sulla scena. La tragedia greca in quanto spettacolo teatrale (Torino, 1997); ha tradotto e commentato l'Agamennone di Eschilo, l'Aiace e l'Elettra di Sofocle, l'Oreste e le Fenicie di Euripide.