L’aspirazione dell’uomo a conoscere il futuro ha attraversato i secoli e le culture. Fin dall’antichità, alla ricerca di tale conoscenza fa però da contraltare la consapevolezza delle difficoltà che comporta il suo conseguimento. Con la diffusione del cristianesimo, la Bibbia s’impone sulle forme e le pratiche precristiane di divinazione, come il punto di riferimento essenziale per ottenere una conoscenza dell’avvenire e intervenire nel presente alla sua luce, o in vista di esso.
Conoscere il futuro, in particolare quello che riguarda l’uomo, il suo destino e il successo delle sue iniziative, comporta infatti la possibilità di controllare la realtà, individuale e sociale, agendo su di essa. Colui che conosce il futuro di una comunità, ad esempio il profeta che parla a nome di Dio, può diventarne il punto di riferimento e la guida. La profezia non è dunque solo conoscenza del futuro, ma anche impegno politico nel presente.
Il volume prende in esame le modalità in cui la teoria e la pratica della profezia si sono intrecciate in alcuni secoli cruciali del Medioevo (XII-XIV secolo), con alcune aperture sull’età moderna e contemporanea, ricostruendo i principali elementi della riflessione attorno a questo tema e soffermandosi su nozioni-chiave come quelle di immaginazione, interpretazione, utopia.