Per Vladimir Jankélévitch l’uomo è davanti alla morte come davanti alla profondità superficiale del cielo notturno: non sa a cosa dedicarsi e la sua riflessione resta senza materia. Il legame tra il pensiero e la morte diviene ancor più problematico quando i progressi della medicina consentono di delimitare nella morte due dimensioni non distinte dalla natura: la cessazione dell’attività neurologica e la cessazione dell’attività cellulare.
Il volume ricostruisce il percorso teorico che porta dal ruolo simbolico della morte nella vita (Schelling, Fechner e il romanticismo tedesco) alla sua rimozione socio-culturale nel XX secolo (Scheler, Jonas, Baudrillard, Morin) e all’idea contemporanea che la medicina e la tecnologia possano realizzare l’immortalità terrena (Günther Anders, il post-umano). Tale percorso evidenzia la centralità del tema della morte per comprendere, da una parte, il ruolo dell’uomo nel mondo e per capire, dall’altra, le trasformazioni subite dal rapporto tra naturale e artificiale.
Davide Sisto è assegnista di ricerca in Filosofia Teoretica presso l’Università di Torino. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università di Verona ed è membro del Direttivo del Cespec (Centro Studi sul Pensiero Contemporaneo) di Cuneo. Tra le sue pubblicazioni: Lo specchio e il talismano. Schelling e la malinconia della natura (Milano 2009). Ha curato, insieme a Giacomo Pezzano, il volume Immagini, immaginari e politica. Orizzonti simbolici del legame sociale (Pisa 2013).