È tempo di bilanci dopo 15 anni di ricerche topografico-archeologiche in Magna Grecia tra il fiume che segnava in età antica il confine tra il Reggino e la Locride e l’area dove era sorta la ‘prima Locri’. Il paesaggio insediativo tra Capo Bruzzano e Palizzi mutò tra l’età protostorica, ricca di piccoli abitati siculi in contatto forse già con il mondo miceneo, e l’età alto-arcaica (ed oltre), epoca quest’ultima in cui i Greci fondarono Rhegion e Lokroi Epizephyrioi e giunsero poco dopo a fissare come limite tra i loro territori l’odierna fiumara di Palizzi, ‘fortificata’ su entrambi i versanti dalle due litigiose comunità elleniche. Mentre la città-stato sullo Stretto, a differenza dei vicini Locresi, strutturò la propria ‘chora’ realizzandovi alcuni strategici abitati greci minori, le perioikides note a Strabone e ormai documentate archeologicamente fino al confine con la Locride, in epoca successiva l’arrivo dei Brettii, agli inizi dell’età ellenistica, portò in zona alla nascita, a danno dei Locresi, di un piccolo autonomo stato indipendente incentrato sull’oppidum di Serro Mandi sopra Spropoli, la cui fine ebbe luogo solo a seguito dell’imposizione del dominio romano in Aspromonte.
L’età imperiale romana sarebbe poi stata segnata dal pieno sfruttamento della vocazione vitivinicola dell’area, particolarmente in epoca tardo-antica quando i vini prodotti in zona erano prevalentemente destinati all’esportazione, prima che le conseguenze della guerra Greco-Gotica ponessero fine alla rete di insediamenti costieri e portassero all’arretramento degli stessi e della relativa principale viabilità nell’interno; e anzitutto nella ‘mesogaia’ sarebbe sorto un sistema di siti fortificati bizantini dal IX secolo d.C. per contrastare le incursioni portate via mare dagli Arabi di Sicilia.