Non era stato sant’Agostino ad ammettere che le prostitute sono necessarie perché la carne è fragile ed è assai difficile mantenersi continenti?
Sì, la carne è fragile e ancora negli anni a ridosso delle prime manifestazioni umanistiche, le esigenze del corpo, i suoi desideri, le sue pulsioni carnali appaiono oggetto di incomprensioni profonde e gravi censure. Prendiamo il matrimonio: per la Chiesa non è che un remedium concupiscentiae e i rapporti sessuali tra coniugi sono ammissibili solo al fine della procreazione. Guai a desiderare troppo la propria moglie: ci si trasforma, allora, in peccatori, in adulteri. Tra le lenzuola la donna ha l’obbligo di mantenersi passiva, mentre l’iniziativa e qualsiasi altra attività sono prerogative lasciate all’uomo che le deve svolgere in maniera moderata e senza particolare entusiasmo. Severamente vietate le pratiche contraccettive, abominevole la sodomia, non solo omo ma anche eterosessuale, condannata come diabolica insieme a tutte le altre pratiche (masturbazione, fellatio) con cui una donna avrebbe potuto tentare di legare maggiormente a sé un uomo. Il Decretum del vescovo di Worms a uso dei confessori informava dettagliatamente sulle modalità della copula tra coniugi: “se l’accoppiamento è avvenuto da tergo, alla maniera dei cani” era prevista una “penitenza di dieci giorni a pane e acqua”.
È l’atto sessuale in sé, anche se legittimato dal vincolo del sacramento del matrimonio, a essere peccaminoso. In fondo, sentenzia san Tommaso, l’atto coniugale costituisce sempre un peccato e, ancora un secolo dopo, san Bernardino da Siena consiglia agli sposi che se proprio devono intrattenere tra loro relazioni di tipo sessuale, lo facciano almeno come un dovere, evitando qualsiasi godimento o soddisfazione carnale.
Luciano Luciani, (Roma, 1947), docente, pubblicista, vive e lavora a Lucca.