Sulle celebri note di Bye Bye Blackbird, un giovane di colore si appropria con la violenza di ciò che la società gli vieta: un’istruzione universitaria e l’amore con una ragazza bianca.
In un drugstore di frontiera una legge texana proibisce l’ingresso ai messicani, negando così a una bambina di cinque anni la possibilità di curarsi.
Sono solo un paio di esempi fra i più toccanti delle molte idee di frontiera (dell’anima, linguistiche, etniche e razziali, geografiche) esplorate da Sender in questa suggestiva silloge di racconti riuniti sotto il titolo di Relatos fronterizos (Messico, 1970).
Diciassette storie più o meno direttamente legate al vissuto dell’autore e ambientate nei luoghi più disparati: dalla Francia al Perù, dalla Germania agli Stati Uniti, dall’Inghilterra al Messico, fino alla Russia e al Brasile. Una simile variegata ambientazione si riallaccia tanto al concetto di confine geografico evocato dal titolo del libro quanto alla natura forzatamente girovaga dell’autore, data la sua condizione di intellettuale in fuga dalla Spagna franchista.
Cittadino del mondo suo malgrado, Sender indaga qui la difficile convivenza fra culture spesso molto distanti, non solo a livello geografico, ma anche storico, sociale e più spesso linguistico, mosso dalla volontà costante di comprendere il comportamento umano e il ruolo dell’uomo nel mondo.