Lo scritto ha il suo nucleo centrale nel Diario che Giuseppe Santoprete, al tempo dei fatti riportati Autiere del 126° Autoreparto dell’Armata Italiana in Russia (ARM.I.R.), ha vissuto in questo periodo buio della storia umana durante l’azione bellica sul fronte orientale. Lusingato dalle veloci vittorie tedesche Mussolini volle aderire all’operazione Barbarossa, malgrado le carenze dell’Esercito Italiano e la ritrosia di Hitler dovuta alla nota impreparazione militare italiana. Nel Diario si racconta sia la fase italiana della preparazione dell’Autoreparto all’evento bellico sia, dal 4 giugno 1942, gli avvenimenti da Lui vissuti giorno per giorno durante l’avanzata verso il Don. Riguardo questo periodo sono evidenziate le sofferenze dei commilitoni per l’inadeguatezza di cibo, acqua, carburante, di taluni ufficiali, del servizio postale ecc. Si evidenziano gli effetti delle azioni belliche legate alla vita dei militari e dei civili e quelli sulle infrastrutture ferroviarie e stradali e sugli edifici. Si esalta l’abnegazione, il valore e il fraterno cameratismo tra i soldati italiani ecc. Si fanno notare le maggiori dotazioni dei tedeschi, la loro efficiente organizzazione, ma anche la risolutezza dei loro comportamenti sui civili e specialmente nei confronti degli Ebrei. Si descrivono la vita e l’economia delle genti dei territori occupati, le sconfinate pianure ornate di girasoli e d’inverno di candida neve, come anche la pericolosa azione dei loro partigiani. Con il progredire dell’inverno lo stato d’animo, che confidava in una facile vittoria come inculcato dalla propaganda fascista, cambia gradatamente e i pensieri diventano più foschi man mano che si approssima il dicembre che decreta l’inizio della ritirata. L’ultima pagina del Diario riporta la data dell’1 dicembre 1942. Mentre la prima notizia che lo vede in territorio italiano proviene dall’Ospedale Militare Arcivescovile di Udine e data il 26 febbraio 1943. Per quanto attiene gli avvenimenti intercorsi tra queste due date, è stato possibile trascriverli dai suoi racconti, perché il caotico abbandono delle gelide terre di Russia non permetteva azioni diverse da quelle della ricerca della salvezza.