Da voi ci si aspetta qualcosa di decisamente più importante. «Ma che cos’è questo qualcosa? – qualcuno di voi chiederà meravigliato – Ci chiedi forse una cosa che va al di là dell’umana natura?» Proprio così e tuttavia questa cosa è così grande da essere in perfetta armonia con la vostra natura. Da voi, io dico, ci si aspetta che vi dedichiate allo studio delle lettere per dispiegare la vostra mente eroica e mettere la sapienza al servizio della felicità del genere umano[…].
Nel 1732 Giambattista Vico inaugura l’anno accademico alla Regia Università di Napoli con una prolusione solenne nella quale invita gli studenti a dispiegare la loro mente eroica e a metterla al servizio della felicità del genere umano. Ma a che cosa si riferisce Vico quando parla della mente eroica? Quello che il filosofo napoletano rivolge ai giovani che gli siedono di fronte è un invito a celebrare la natura quasi divina delle loro menti, proiettate verso le verità immutabili ed eterne della metafisica, ma al tempo stesso costantemente calate nell’intricato intreccio delle vicende umane, che rappresentano la cornice all’interno della quale i giovani studiosi sono chiamati a pensare e agire. Il testo, che viene qui presentato in una traduzione nuova e inedita, è arricchito da una postfazione di Paolo Cristofolini.
Emma Nanetti (Livorno, 1988) è attualmente dottoranda presso la Fondazione Collegio San Carlo di Modena e cultrice della materia presso la cattedra di Storia della Filosofia dell’Università di Pisa. Per ETS ha già pubblicato il contributo
«Fingere è conoscersi». L’analogia tra poesia e pittura in Orazio e Giambattista Vico come paradigma epistemologico, contenuto in AA. VV.,
Variazioni su Vico (a cura di Gabriele De Luca), 2012.