Come l’architettura e la scultura, anche la letteratura ha le sue rovine. Rovine da interrogare, ma anche da preservare dalle invenzioni del regime dell’arte del linguaggio. A partire dall’Edipo a Colono, l’ultima delle tragedie attiche giunte fino a noi, è la concezione stessa della letteratura e dei suoi poteri ad essere messa in discussione. Quattro tesi, o “eresie”, invitano il lettore a riformulare, entro nuovi sentieri critici, la propria conoscenza della tragedia antica. Il luogo, l’idea, il corpo, il dio: quattro punti da cui misurare la distanza che intercorre tra noi e il mondo antico, per capire meglio la letteratura come arte autonoma a vocazione universale.
William Marx, membro onorario dell’Institut Universitaire de France, docente di Letterature comparate all’Università di Paris-Nanterre, è autore di numerosi saggi, tra cui Naissance de la critique moderne. La littérature selon Eliot et Valéry (1889-1945); L’adieu à la littérature. Histoire d’une dévalorisation (XVIIIe-XXe siècle); Vie du lettré (trad. it. Il Letterato: usi e costumi. Da Confucio a Barthes, la storia bizzarra di una specie anomala, Guanda, 2011).