Non credevo di avere ucciso
una donna sola e disperata
che non attendeva altro che la morte.
Pensavo che quella regina fosse
una donna ricca e felice.
Luigi Luccheni, dal carcere di Ginevra un anno dopo l’assassinio
***
Ciò che dagli anni Cinquanta mezzo mondo ha creduto di conoscere, grazie alla trilogia di film di Ernst Marischka interpretati da Romy Schneider, della cosiddetta ‘principessa Sissi’, è poco meno di un palese falso storico. A cominciare dal titolo e dallo stesso nome.
Elisabetta di Baviera, imperatrice di Austria e regina d’Ungheria, non fu infatti mai ‘principessa’, essendo stata duchessina e poi imperatrice, né alcuno la chiamò mai in vita con il vezzeggiativo di ‘Sissi’. Altri elementi della narrazione distorcono l’intera vicenda. Lo stesso anarchico che la uccise, pugnalandola sulle sponde del lago di Ginevra, non fu mai un ‘vero’ anarchico ma un giovane disperato e gonfio di rancore. Elementi più che sufficienti per una rivisitazione delle vicende che videro protagonisti una donna la cui figura fu ben più complessa e contraddittoria di quanto quei film mostrassero e un uomo che fu vittima del suo terribile passato.
Due destini che, venendo da mondi tanto lontani, si incrociarono infine nella maniera più tragica, sulle rive di un lago.
Renzo Castelli (Pisa, 1937) ha svolto una lunga attività giornalistica scrivendo su importanti testate nazionali («Paese Sera», «La Stampa», «La Nazione»). Ha pubblicato una ventina di libri di sport, costume, storia, narrativa, vincendo numerosi premi. Con questo nuovo libro posa il suo sguardo curioso su una remota vicenda che ebbe grandissimo clamore: l’assassinio dell’imperatrice d’Austria, Elisabetta di Wittlesbach. Una storia torbida, che è stata edulcorata da un cinema di maniera, nella quale il contorno dei protagonisti – la vittima e l’assassino – è sempre rimasto avvolto in un alone di leggenda.