A partire dalla metà del secolo XIX le nevrosi furono poste in relazione con i fattori della modernità e del progresso tecnologico, in qualche modo ritenuti responsabili del decadimento dei costumi; e verso la fin de siècle il mondo filosofico-scientifico europeo polarizzò la propria attenzione sui temi dell’inconoscibile e dell’inconscio, che si ponevano come nodi ideali di raccordo con la creazione letteraria. Questo importante volume investiga con rigore la complessità dei rapporti intercorrenti tra la narrativa italiana e la cultura scientifica sul disturbo mentale, in quel periodo cruciale della nostra storia politica e culturale che va dal secondo Ottocento al primo trentennio del Novecento: un’indagine capillare ed originale, condotta su testi scientifici coevi (tra cui emergono quelli di Lombroso, Nordau, Ribot e Binet), e che – nel suo situarsi al crocevia di molteplici correnti di pensiero – merita di proporsi come punto di riferimento sostanziale. La sua specificità epistemologica colma una lacuna nel panorama degli studi, imperniando il suo campo di analisi su alcuni autori tra Scapigliatura e Decadentismo (Tarchetti, Serao e Fogazzaro), ma soprattutto su Capuana, De Roberto, d’Annunzio e Pirandello, secondo un’opzione metodologica che persegue con tensiva pervicacia sia la cernita delle fonti bibliografiche che l’analisi critica del materiale, portando a feconda interazione il mondo della narrativa e della critica letteraria con quello dell’arte, della filosofia, della metapsichica, della medicina e della divulgazione scientifica.
Federica Adriano (Sassari, 1970) insegna Lettere e Latino in un Liceo Scientifico. Si è laureata in Lettere Classiche a Pisa ed ha conseguito il Dottorato di ricerca in italianistica presso l’Università di Sassari, dove collabora come docente a contratto o borsista di ricerca. Ha scritto saggi su Stefano Ticozzi, Scipio Sighele, Francesco Domenico Guerrazzi, Luigi Capuana, Federico De Roberto, Gabriele d’Annunzio, Luigi Pirandello, Alessandro Mari.