In Toscana Architects sono presenti quattro generazioni di architetti che con le loro opere esprimono tutto il panorama del linguaggio architettonico contemporaneo: da quello popolare a quello minimalista, rappresentando le “eccellenze”, per cui l’Italia è apprezzata nel mondo. Claudio Nardi ne è un esempio straordinario: nato come design di interni, legato al mondo dell’artigianato, dell’arte e della moda ed oggi proiettato nella realizzazione di grandi edifici. Ha affrontato tutti i temi dell’architettura e forse per questo ha la chiara visione, da noi condivisa, del fallimento degli strumenti urbanistici, della loro impossibilità di risolvere i problemi della città e della necessità di intervenire invece con l’architettura di qualità. «Al fianco delle nuove e grandi opere sostenibili del nostro paesaggio urbano, una moltitudine di interventi o microinterventi – sostiene Nardi nell’interessante intervista curata da Massimo Del Seppia – potrebbero operare delle trasformazioni straordinarie e felici nel tessuto urbano, nelle periferie, nelle aree dismesse ma anche nei centri storici. È appunto il tema della Ri-architettura, del costruire nel costruito, del maneggiare con cura, che ha sempre fatto parte della nostra cultura, almeno fino agli anni ’60; una antica e consolidata attitudine al confronto con le stratificazioni, all’utilizzo di parole antiche che si coniugano con materiali ed equilibri formali nuovi, attraverso interventi che vanno dal maquillage, all’invenzione di un nuovo vestito, attraverso la realizzazione di facciate ventilate, nuove pelli leggere e tecnologiche, fino alla chirurgia estetica, con piccole o grandi addizioni o sottrazioni o trasformazioni di parti nella forma e nella funzione. Mi affascina da sempre il concetto di trasformazione, la forza e la bellezza della trasformazione e il corpo umano è la più adeguata delle allegorie anche e soprattutto pensando all’architettura, contiene ed esprime funzioni, emozioni ed intenzioni, muta continuamente e naturalmente accetta trasformazioni, lo si può modificare e condurre ad interpretare ruoli e racconti diversi, adeguare ai tempi, alle mode, all’estetica dell’epoca, lo si può manipolare in vari modi, da sempre, alleggerire, addolcire, indurire, attraverso make-up, chirurgia, addizioni, sottrazioni, colore, pelle, vestito, ed è cosi evidente che delle stesse manipolazioni possono essere facilmente oggetto gli edifici». La città mutevole è espressione di molteplicità di bellezza.