Partendo da suggestioni offerte dall’analisi foucaultiana del neoliberalismo, il testo interpreta il processo di riforma che ha attraversato l’università italiana nei termini di una traiettoria aziendalizzante, cioè come un tentativo di applicare al sistema dell’istruzione superiore i dettami del New Public Management.
Quest’ultimo costituisce un nuovo modello di regime di regolazione delle pubbliche amministrazioni, tale per cui esse dovrebbero comportarsi alla stregua di imprese e calibrare il proprio agire utilizzando la griglia di intelligibilità costi/benefici. Il che pone non indifferenti problematiche, in quanto l’applicazione dei principi del neomanagerialismo alla produzione pedagogica del capitale umano o alla ricerca si scontra con peculiarità proprie del settore universitario che sembrerebbero sconsigliare l’assunzione di prospettive eccessivamente economicistiche.
Muovendo da tale chiave ermeneutica, il lavoro affronta le principali riforme degli ultimi decenni: dalla stagione dell’autonomia avviata da Ruberti alle azioni europee in tema di istruzione terziaria, passando per la stagione berlingueriana e zecchiniana, l’introduzione del dispositivo dei crediti formativi, le ristrutturazioni morattiane e le profonde trasformazioni poste in essere dalla Riforma Gelmini.
Deleuze. Nelle società disciplinari non si faceva che ricominciare (dalla scuola alla caserma, dalla caserma alla fabbrica), mentre nelle società di controllo non si finisce mai con nulla, in quanto l’impresa, la formazione, il servizio sono gli stati metastabili e coesistenti di una stessa modulazione.
Tronti. Il “concetto scientifico” di fabbrica è quello che apre la via oggi alla comprensione più completa del presente.