Franz Rosenzweig fu filosofo dell’esperienza, della finitezza umana e della creaturalità. La domanda “unde malum?”, indisgiungibile dalla concretezza dell’esistenza finita, rimane inaspettatamente implicita in una tale filosofia, ma costituisce a ben vedere il cuore della questione attorno la quale Rosenzweig sviluppa le fondamenta del “nuovo pensiero”, perché la realtà irriducibile del male è invero ciò che smaschera le pretese autofondative della tradizione filosofica occidentale e continuamente deborda dalle maglie onninclusive del pensiero della totalità. In questo senso, la proposta rosenzweighiana di una nuova e più autentica forma d’incontro fra l’uomo e il mondo rappresenta l’audace tentativo di dare una risposta radicale alla tirannia che esercita la sua sovranità assoluta sui tempi della redenzione e che opera nella storia dietro la maschera della libertà incondizionata.
Il volume ripercorre il cammino speculativo di Rosenzweig rintracciando i segni di un’infaticabile e sotterranea riflessione sul male, dagli anni giovanili segnati da una visione relativistica del mondo, fino alla riscoperta della rivelazione come centro direzionale della storia e la conseguente chiarificazione dell’identità dell’uomo come soggetto etico chiamato ad agire nel mondo in vista dell’eternità.
ROSENZWEIG. Le decisioni, i punti assoluti della vita, ci mandano fuori dalla vita stessa. E tuttavia niente è più difficile da comprendere del fatto che questo, questo demoniaco, prenderebbe origine da Dio […] Che Dio abbia creato il mondo, ecco un’ultima contraddizione, oltre la quale noi non possiamo andare.
LEVINAS. Nella passività totale dell’abbandono, nel distacco da tutti i legami – sentirsi come tra le mani del Signore, avvertire la sua presenza. Nel bruciore della sofferenza distinguere la fiamma del bacio divino.