Danilo Dolci realizza a Trappeto, un piccolo paese della Sicilia occidentale, un progetto di educazione dal basso, rimasto ancora oggi un esempio per progetti e ricerche sull’emancipazione socio-culturale dei più umili, delle persone “senza voce”.
Caterina Benelli ripercorre l’opera di Dolci, la sperimentazione del metodo maieutico, in cui ogni persona impara a farsi educatore attraverso la riflessione, la narrazione e la scrittura.
Nel testo è valorizzata l’originale interpretazione dei temi della partecipazione, dal basso, dell’ascolto e del dialogo. Dolci infatti si occupa dell’educazione in tutte le età della vita con una attenzione particolare alle storie di vita e ai saperi di tutti, specialmente e soprattutto delle persone senza voce, dei destinati al silenzio, dei dimenticati.
L’esperienza di Danilo ci restituisce una metodologia teorico-pratica ancora presente attraverso progetti e ricerche sulle tematiche della partecipazione, dell’emancipazione e della nonviolenza. Il volume è una preziosa testimonianza per non dimenticare una figura fondamentale della cultura del ‘900.
[ … ] C’è pure chi educa, senza nascondere
l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d’essere franco all’altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
DANILO DOLCI, Il limone lunare
[La maieutica]
(confesso, è quasi un testamento)
cerca i nessi tra educare, creatività e sviluppo;
guarda nel disperato vuoto prodotto dal mancare della creatività; verifica la nuova forza che può crescere da un rapporto
reciprocamente maieutico.
DANILO DOLCI, Palpitare di nessi
Siamo andate a studiare fuori, volevamo fare
le maestre perché siamo state a Borgo di Dio.
Abbiamo conosciuto il metodo della maieutica reciproca attraverso le tavole rotonde dei seminari dove tutti erano maestri di tutti.
Ascolto, dialogo, far venire fuori […] voce bassa, creatività, accoglienza e calma: ingredienti importanti della comunicazione.
Conversazioni con M.A. (Trappeto, 2 dicembre 2012)