Gaston Bachelard è il filosofo della «rottura epistemologica» e della contrapposizione tra razionalità e rêverie. Ma in questo libro si intende dimostrare che la sua filosofia della scienza e la sua teoria dell’immaginario non sono contrapposte come le jour et la nuit. Leggendo e ri-leggendo i suoi scritti, mi convinco che, al di là della divaricazione, voluta e perseguita, vi siano sorgenti comuni del suo pensiero, che forniscono concetti e metafore sia al filosofo della scienza che a quello dell’immaginario.
Nei primi due capitoli del libro si risale ad alcune di esse: al dettaglio e alla miniatura, al tempo complesso dell’istante. Negli altri due capitoli si studiano, sempre in una visione convergente, aspetti centrali dell’epistemologia bachelardiana della fisica e della chimica, facendoli interagire con altre prospettive metafisiche, come quella di H. Bergson, e storiografiche, come quelle di H. Metzger e M. Serres, per coglierne meglio la ricchezza e i limiti.
Il libro propone una ricerca unitaria e intra-disciplinare sull’insieme dell’opera bachelardiana, seguendo un pensiero e una «vita dagli studi oscillanti», che hanno incarnato la ricchezza filosofica e simbolica del Novecento.
BACHELARD. Per rinascere davanti alla pagina bianca in piena gioventù di coscienza bisognerebbe mettere un po’ più di ombra nel chiaroscuro delle antiche immagini.
BACHELARD. Per seguire la scienza contemporanea, per essere sensibile a questa dinamica della bellezza costruita, è necessario amare la difficoltà.