La ricerca di una filosofia che al fine di migliorare la vita umana voglia intendere le diverse forme del sapere e la complessità dei fili che legano i destini individuali alle vicende della storia ha portato l’autore al Cigno, al pensiero che il poeta rivolge a «chi ha perduto ciò che mai più si trova, mai più!». Dall’analisi emerge un rapporto significativo con la tradizione platonica: se vi è opposizione fra l’alto concetto che Baudelaire aveva della poesia e la critica di Platone ai poeti, se egli è critico del platonismo del suo secolo e implicita è la polemica con il platonismo nella figura del cigno, tuttavia in rapporto con la tradizione platonica – certo non solo con essa, ma pure con essa – il poeta ha sviluppato la propria concezione della «condizione generatrice delle opere d’arte, ossia l’amore esclusivo del Bello», per la quale «il principio della poesia è, rigorosamente e semplicemente, l’aspirazione umana a una Bellezza superiore».
«Sommo capolavoro della carità baudelairiana, cioè d’una capacità a proiettare fuori da sé il proprio dolore investendone figure varie ed aliene, essa intreccia con sinuosa e penetrante delicatezza tre temi disparati: quello dei mutamenti urbanistici che rendono irriconoscibile la Parigi della memoria nella città attuale; quello d’un cigno sfuggito alla gabbia, sofferente e assetato, intravisto una mattina presso il Louvre; quello dell’Andromaca di Virgilio e di Racine, grande immagine poetica di vedovanza, di maternità, di prigionia, di decadenza, di fedeltà oltre la morte (e dunque figura complementare, se così possiamo dire, rispetto all’orfano che nel fondo oscuro della coscienza Baudelaire si sentì tutta la vita); finché la pietà del poeta irradia, al di là di questi oggetti, su una pluralità di altri successivamente evocati con trapassi sempre più ampi e che sfumano piano piano nell’innumerevole.»
F. Orlando
Alberto Gajano ha studiato a Pisa, Friburgo in Brisgovia (DAAD) e Monaco di Baviera (Humboldt-Stiftung). Ha insegnato a Roma Sociologia della conoscenza e a Siena Storia della filosofia. Le sue ricerche si sono rivolte al pensiero medievale, poi a Hegel, Marx (La dialettica della merce. Introduzione allo studio di Per la critica dell’economia politica di Marx, Napoli 1979), Habermas e la Scuola di Francoforte. Successivamente si è dedicato al pensiero scientifico rinascimentale e del XVII sec., Montaigne, Descartes (saggi in «Giornale critico della filosofia italiana» (1993, I) e in «Revue philosophique» (1995, 2), Kant; al pensiero di Socrate, a Platone, ai modi diversi in cui le filosofie del XX sec. hanno interpretato il pensiero antico (saggi in «Annali della Facoltà di lettere e filosofia» (2002) di Siena, nei volumi in onore di Franco Bianco (2006) e di Paolo Cristofolini (2008), in «La cultura» (2011, 2).