Che cos’è la fenomenologia della religione? Se si prende sul serio il metodo husserliano, la risposta convenzionale – descrizione e classificazione dei fenomeni religiosi – non è più sostenibile: se non altro perché ogni risposta, ogni convenzione e ogni credenza, debbono, innanzitutto, esser sospese.
Alla disciplina di questo rigore, la fenomenologia della religione si rivela come una dinamica interna alla fenomenologia, che spinge quest’ultima ad aprirsi con una costanza sorprendente – dagli esordi fino agli sviluppi più recenti, dagli autori più celebri ai meno frequentati – ad una questione sostanzialmente unitaria: la questione stessa della filosofia della religione e del movimento epocale della modernità dal quale quest’ultima scaturisce. In questo senso, la fenomenologia della religione è la presa in carico di un evento che si può chiamare epoca dell’epochè: l’epoca in cui la questione di Dio non può più porsi nei termini della tesi generale dell’esistenza.
Introdurre alla fenomenologia della religione, agli autori e ai problemi di cui si sostanzia – primo fra tutti quello della “trascendenza” – significa dunque elaborare la logica stessa dell’epochè, lavorando sulle diverse figure in cui questa si esplicita: dal paradosso al terzo escluso, dall’indicazione formale al doppio sguardo.
Stefano Bancalari insegna Filosofia della religione alla Sapienza Università di Roma. Si occupa del pensiero fenomenologico contemporaneo ed è autore di lavori su Husserl, Heidegger, Scheler, Fink, Levinas, Marion. Ha curato l’edizione italiana delle opere filosofico-religiose di Rudolf Otto.