L’essenza di un concetto è riconducibile alla sua storia, alla diacronia del suo sviluppo? Questo libro muove da una risposta fermamente negativa a tale domanda, nella convinzione che, laddove istanze ideologiche o morali agiscano nel modificarlo, la sua storia diventi la storia del suo progressivo fraintendimento.
Apparentemente tramontato nei due secoli scorsi, il concetto di mimesis/imitatio – probabilmente la categoria fondamentale della concezione estetica dell’Occidente – sta tornando in primo piano nel dibattito degli ultimi decenni. Se tuttavia la serietà del concetto, pur reinterpretato, è stata largamente recuperata contro le banalizzazioni cui era andato incontro, i ben più gravi pregiudizi ideologici che lo hanno distorto sono rimasti nell’ombra. In questo saggio, allora, ripercorrere le tappe fondamentali della riflessione sulla mimesis fino a risalire all’etimologia della parola non è un modo per farne la storia, ma al contrario per sottoporla a critica, giungendo a una ridefinizione complessiva del concetto che, attraverso categorie moderne, ne recuperi il valore originario.
Federico Di Santo (L’Aquila, 1984) ha studiato Lettere Classiche alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa, dove ha poi conseguito il Dottorato di ricerca in Letterature Comparate nel 2012, sotto la supervisione di Guido Paduano. Si occupa prevalentemente di Teoria della Letteratura e di Letteratura Rinascimentale, con particolare riguardo alla produzione poetica di Torquato Tasso, cui ha dedicato diversi saggi. Attualmente sta lavorando a un proprio progetto di Teoria della Letteratura e Stilistica concernente l’uso della rima in poesia, per il quale ha vinto un assegno di ricerca biennale presso la Freie Universität di Berlino.