Il bosco delle narrazioni è, da sempre, metafora dell’ignoto, del misterioso, della paura e della fascinazione. I protagonisti delle storie compiono in esso percorsi di attraversamento perdendosi nell’intrico vegetale, sperimentando divoramenti, lasciandosi inghiottire da sentieri poco battuti perché solo così si può far ritorno. Il bosco è passaggio privilegiato verso l’altro mondo, stabilisce un confine, un fuori, un’alterità rispetto al mondo abitato, opponendosi al dentro rassicurante delle case.
Al limitare di questo bosco si affaccia una bambina pronta ad intraprendere il proprio viaggio; seguendo i suoi passi questo libro si propone di ricostruire il percorso, anche storico, che la protagonista dal noto copricapo rosso ha compiuto nel suo migrare da un paese all’altro, da un’epoca all’altra, da una forma narrativa all’altra. Nella storia di Cappuccetto Rosso c’è la paura del bosco e quindi del lupo, dei riti di passaggio e quindi della morte; c’è il perdersi nell’altrove che è un perdersi in se stessi, nell’altro da sé, che è però passaggio necessario per acquisire la propria identità; c’è la trasgressione, il disobbedire alla regola, primo passo sul cammino della crescita, della conquista della propria autonomia e Cappuccetto Rosso è bambina ribelle, volitiva e, nelle versioni popolari, scaltra, che inganna il lupo e da lui si salva. Sta forse in questo il fascino che l’icona di Cappuccetto Rosso esercita da sempre. È la “paura della paura” che questa piccola protagonista incarna, il nucleo centrale della sua storia risiede proprio nel suo addentrarsi da sola nel bosco per incontrare il lupo e vincerlo ed è questo il tema che, spesso per voce di donna, transita nelle rappresentazioni contemporanee, filmiche, artistiche, mediatiche e porta la protagonista ad affrontare lupi molto più simili alla natura umana e proprio per questo più inquietanti e pericolosi. Le Cappuccetto Rosso di oggi devono attraversare foreste di cemento, perdersi in “nonluoghi” altrettanto affascinanti e al contempo insidiosi, oscuri e ignoti, quanto il bosco delle epoche passate.
Susanna Barsotti insegna Letteratura per l’infanzia presso l’Università degli Studi di Cagliari. Nell’ambito del proprio percorso di ricerca ha lavorato, in particolare, sulla narrazione e le sue valenze pedagogico-educative e sul rapporto tra codice scritto e codice iconico negli albi illustrati. È autrice di numerosi saggi e volumi; tra le pubblicazioni più recenti si segnalano il volume Ancora Pinocchio. Riflessioni sulle avventure di un burattino, (con A. Avanzini, Franco Angeli, Milano 2012); il saggio Bambine, bambini e regole infrante. Precetti e insegnamenti morali nella letteratura per ragazzi tra Otto e Novecento (nel volume L’educazione sentimentale. Vita e norme nelle pedagogie narrate curato da F. Borruso, L. Cantatore, C. Covato, Guerini, Milano 2014) e l’articolo The fairy tale: recent interpretations, female characters and contemporary rewriting. Considerations about an “irresistible” genre (nella rivista «Ricerche di Pedagogia e Didattica», n. 10, 2015).