Nel periodo tormentato della fine della repubblica e dell’inizio del principato tre divinità di origine orientale, la frigia Cibele e gli egizi Iside e Serapide, sono presenti a Roma con specifici luoghi di culto e appaiono animare in modo significativo il dibattito religioso, intellettuale e anche politico. Questo libro si propone di analizzare le modalità di rappresentazione di queste divinità da parte di Varrone, che è per noi la più ricca fonte letteraria romana su di loro e sui loro culti a Roma nel I secolo a.C. L’opera di Varrone è costituita da un insieme di testi molto vario e articolato, pervenuto per larga parte in condizioni gravemente frammentarie. I riferimenti a Cibele, Iside e Serapide percorrono l’ampio arco dei suoi scritti, dalle giovanili Saturae Menippeae al tardo De vita sua. Dall’analisi sistematica di tutti i luoghi varroniani in cui si può riconoscere un riferimento a queste divinità emerge un giudizio articolato e complesso, a volte ambiguo. L’avversione nei confronti di credenze e riti che rischiavano di alterare aspetti essenziali dell’identità romana non può esentarsi da una riflessione sull’opportunità di concedere una parziale comprensione e legittimazione a credenze che stavano avendo un’ampia presa popolare, esercitando un inquietante fascino. Questi diversi e contrastanti orientamenti erano presumibilmente condivisi dall’élite intellettuale e politica del tempo, di cui Varrone è rappresentante di grande prestigio.
Alessandra Rolle ha conseguito il dottorato di ricerca in Filologia greca e latina presso l’Università di Firenze nel 2011. Ha esercitato per vari anni attività di ricerca presso l’Università di Losanna, dove continua a svolgere incarichi di insegnamento. Attualmente è titolare di assegno di ricerca presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha pubblicato vari contributi su Varrone, su problemi di storia della religione romana, sulla declamazione in età imperiale.