La ‘grande narrazione’ del medioevo toscano procede tradizionalmente seguendo un filo di cui le città del settore centro-settentrionale, prima Lucca, poi Pisa e infine Firenze, sono le assolute protagoniste. Il racconto della loro affermazione nella regione è stato spesso condotto con un approccio marcato teleologicamente, teso a rintracciare le origini della modernità incarnata da queste città. Il volume intende mettere in luce una linea evolutiva alternativa. Oggetto della ricerca è, infatti, un territorio per molti versi ‘centrale’ nella Toscana alto- e pieno-medievale, ma non urbano: lo spazio nel cuore del Valdarno coordinato prima dal solo borgo di vicus Wallari/San Genesio, poi, dalla matura età carolingia, anche dal vicino castello di San Miniato. Studiare le strutture politiche e socio-economiche del territorio samminiatese dall’età longobarda a quella sveva permette di confrontarsi con un ambito situato all’incrocio delle principali vie di comunicazione, e che rappresenta una sorta di baricentro fra le maggiori città. Esso fu pesantemente trasformato sul piano sociale ed economico dalla stagione di crescita pieno-medievale, quando San Miniato divenne una ‘quasi-città’. L’indagine condotta offre, inoltre, vari spunti di riflessione sulle forme di finanziamento delle istituzioni pubbliche, prima e dopo il ‘mutamento signorile’, poiché San Miniato conservò e valorizzò il carattere fiscale già proprio di San Genesio, fino a divenire stabile sede di residenza da cui il potere imperiale svevo si irradiò sull’intera Italia centrale.
Paolo Tomei ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia medievale presso l’Università di Pisa. Attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università di Siena. I suoi principali temi di ricerca sono il processo di differenziazione sociale e le strutture materiali e simboliche del potere nel Regno Italico fra VIII e XII secolo.