Ha senso ancora riascoltare le voci poetiche della Tarda Antichità? Sì, ha senso, se si sceglie di dar loro spazio adeguato e, senza sovrapporsi ai loro suoni, se ne studiano con rigore simboli, immagini, parole. Ha senso, se si vuol capire perché mai le voci di un Gregorio Nazianzeno o di un Prudenzio abbiano continuato a riecheggiare in quelle di scrittori più tardi del Medioevo occidentale e di quello bizantino, sino ad arrivare, grazie all’Umanesimo, alle letterature moderne e contemporanee. È un dialogo fitto e sottile, ben al di là di appartenenze accademiche, ciò che lega i venti contributi qui presentati e ne compone insieme temi e prospettive. Ed è anche, quello che il volume propone, un percorso pieno di fascino, tra testi e civiltà remote e poi, via via, più familiari e a noi vicine: un iter prima centrato sul bacino del Mediterraneo che s’allarga, espandendosi, alle aree dell’Europa settentrionale e del Nordamerica. Testimonianze innegabili di inesausta vitalità, anche nell’oggi.
Contributi di Maria Grazia Bianco, Clara Burini De Lorenzi, Marina Camboni, Marinella Corsano, Carmelo Crimi, Stefania D’Agata D’Ottavi, Antonino Dessì, Giuseppe Flammini, Antonino Isola, Giovanni Laudizi, Claudio Micaelli, Maria Grazia Moroni, Antonio Vincenzo Nazzaro, Lorenzo Nosarti, Roberto Palla, Tatiana Petrovich Njegosh, Giovanni Salanitro, Kurt Smolak, Sabina Tuzzo, Dorothea Weber, Victoria Zimmerl-Panagl.