Nel musicare per la terza volta la Didone abbandonata Jommelli mise mano a un libretto modellato sull’intonazione che Baldassarre Galuppi aveva approntato per la corte di Madrid nel 1752 con la supervisione del Farinelli, e sull’edizione parigina Quillau II (1755) che ne accoglieva i rimaneggiamenti, differenziandosi solo per la reintegrazione delle arie di Iarba Fra lo splendor del trono e Son qual fiume che gonfio d’umori. Quest’ultima aria è l’unico brano che accomuna il libretto della Didone del 1763 a quello che Jommelli musicò a Vienna nel 1749.
Il testo musicale di questa edizione restituisce fedelmente la lezione del manoscritto autografo emendandone gli errori, risolvendone le ambiguità e colmandone le lacune con l’aiuto delle fonti secondarie.
La disposizione degli strumenti in partitura segue l’uso moderno. Le parti vocali, solistiche, d’assieme o corali, sono collocate secondo l’uso dell’epoca sopra la linea del basso.
TOMO I
Introduzione, p. VII
«Questa è l’epoca più gloriosa»: Jommelli nel Württemberg, p. VII
Da Madrid a Stoccarda: il libretto della terza Didone, p. XIV
Didone al Lusthaus: il cast vocale, p. XXI
Una musica ‘filosofica’, p. XXV
Fonti dell’edizione, p. XXXIII
Criteri dell’edizione, p. XXXIX
Problemi editoriali, p. XLI
Ringraziamenti, p. XLIX
Facsimili e illustrazioni, p. LI
Libretto, p. LIX
Personaggi e Organico, p. XCIII
Indice dei pezzi, p. XCV
Didone Abbandonata
Atto primo, p. 26
TOMO II
Atto secondo, p. 195
Atto terzo, p. 333
Apparato critico, p. 447