In quest’opera giovanile Hegel con tagliente e corrosiva ironia critica il senso comune ovvero ogni tentativo di degradare la filosofia a communis opinio. Il suo bersaglio è il successore alla cattedra ch’era stata di Kant, W.T. Krug, e gli interrogativi da lui posti a più riprese circa i margini che il pensiero idealistico, volto a risolvere tutto nel Concetto, potesse riservare al fatto contingente. Con scoperta insofferenza per gli argomenti addotti da Krug, ma senza per questo sottrarsi al confronto, Hegel offre una disamina sul modo in cui l’assoluto appare coestensivo ad una perfetta accidentalità. La dialettica fra assoluto e contingente, come delineata per la prima volta in queste pagine, sembra infatti già annunciare quell’“assoluto finito” che soltanto nella Logica si rivelerà in tutta la sua paradossale portata.
Il lettore può qui trovare l’estro argomentativo e stilistico di Hegel combinati insieme con perfetto equilibrio, potendo così cominciare ad avvicinarsi ad un motivo della sua riflessione di non immediata evidenza, eppure centrale per comprenderne gli intrecci concettuali, ed intendere così, sotto una nuova luce, il suo sistema di pensiero.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), esponente di spicco dell’Idealismo tedesco, autore di opere fondamentali tra cui la Fenomenologia dello Spirito (1807), la Scienza della Logica (1812-1816) e i Lineamenti di Filosofia del Diritto (1821), è tra i pensatori più influenti della filosofia moderna e contemporanea.