Il discorso sull’amore rivela subito una impossibilità, di cui però occorre prendersi cura, poiché, nel farlo, ci prendiamo cura di noi, del nostro sentire e pensare, della complessità con la quale l’amore entra nelle nostre biografie. Occorre rendersi liberi e libere o almeno critici rispetto a quanto le diverse discipline raccontano sull’amore e piuttosto vagare tra le varie interpretazioni e storie, mantenendo la propria di storia come riferimento continuo, per esigere, innanzitutto da sé, una ricerca di rigore, che non significhi avere come obiettivo la verità, ma il suo inseguimento continuo, ben sapendo che a lei non si arriverà mai. Cerchiamo allora di apprendere una virtù che vogliamo riconoscere nell’amore e all’amore, l’ironia, la garante – con le altre virtù di cui qui discutiamo – di questa ricerca continua e rigorosa, che dell’ironia deve mantenere la leggerezza per proseguire sapendo che una fine, alla nostra indagine, non ci sarà mai. Ma si va avanti poiché ne va del significato dell’essere e divenire soggetti e si tratta quindi di affrontare il discorso sull’amore sapendo che è la prima e ineludibile mossa educativa.
Barbara Mapelli. Da molti anni si occupa di educazione, formazione e cultura, con particolare attenzione alle culture di genere. Su questi temi ha pubblicato volumi e contributi in testi collettivi. Già componente del Comitato pari opportunità del Ministero Pubblica Istruzione e consulente presso il Ministero Pari Opportunità, ha insegnato Pedagogia delle differenze di genere, Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Milano Bicocca. Tra le ultime pubblicazioni: Uomini in educazione [con Stefania Ulivieri, Milano 2013]; Infiniti amori [con Alessio Miceli, Roma 2014]; Galateo per donne e uomini [Milano, 2014); L’androgino tra noi [a cura di, Roma 2016].