Atlanti, collages, frammenti, compilation film. Sono solo alcune tra le innumerevoli forme che gli artisti hanno scelto per lavorare con l’archivio, in un complesso di pratiche e di ricerche che, da ormai molti anni, lo hanno portato al centro della scena artistica. L’archivio gode nell’arte di un ruolo particolare, è divenuto imprescindibile per la gestione della complessità contemporanea e, allo stesso tempo, nel rapporto con la memoria, soprattutto laddove l’arte viene intesa come la ricerca di dare una forma al mondo percepito.
Francesco Federici ha conseguito un dottorato internazionale di ricerca in Studi audiovisivi presso l’Università degli Studi di Udine, in collaborazione con l’Université Sorbonne Nouvelle - Paris 3 ed è attualmente assegnista di ricerca presso l’Università Iuav di Venezia. Autore di contributi apparsi su riviste e antologie nazionali e internazionali, ha recentemente pubblicato il libro Cinema esposto. Arte contemporanea, museo, immagini in movimento (2017) e ha curato con altri i volumi Albert Serra. Cinema, arte e performance (2018), Extended Temporalities: Transient Visions in the Museum and in Art (2016), Cinema and Art as Archive: Form, Medium, Memory (2014) e Cinéma: immersivité, surface, exposition (2013). È inoltre uno dei curatori della sezione «Cinema and Contemporary Arts» del FilmForum di Udine e Gorizia e membro della redazione della rivista «Cinergie. Il Cinema e le altre Arti».