È esperienza comune vergognarsi di fronte a uno sguardo critico: ci sentiamo rimpiccioliti, insignificanti, e vorremmo nasconderci o addirittura scomparire. Ma può accadere anche di vergognarsi quando le persone sbagliate ci ammirano, o quando siamo soli. Qual è allora il ruolo degli altri nella vergogna? Riflettendo sulle posizioni di diversi filosofi (da Aristotele a Sartre, da Kant a Scheler, fino ai contemporanei, a partire da John Rawls, Bernard Williams e Gabriele Taylor), il libro chiarisce il ruolo dell’intersoggettività e rivede modelli teorici e storiografici che hanno interpretato la vergogna basandosi sulla presunta superiorità della colpa come emozione morale. La teoria di cui qui si pongono le basi illumina il rapporto fra vergogna e valori rilevanti per la propria identità, e spiega come confluiscano in questa emozione sia un atteggiamento critico verso se stessi, sia l’impulso a proteggere aspetti di sé che si vogliono mantenere privati. Progressivamente si delinea la differenza fra la vergogna e altre emozioni, come la delusione di sé, l’imbarazzo, il sentirsi umiliati, ed emerge la rilevanza etica di fenomeni come l’invadenza, il tatto, l’esibizionismo, la fiducia.
Alessandra Fussi ha studiato in Italia e poi negli Stati Uniti, dove ha insegnato filosofia per diversi anni. Rientrata in Italia nel 2004, insegna Filosofia morale all’Università di Pisa. Ha pubblicato studi in diverse lingue, dedicati a Platone, Aristotele, e alle loro riprese teoriche contemporanee. Da alcuni anni si occupa di teorie delle emozioni, e ha diretto due progetti d’ateneo (PRA 2015 e 2017) sul tema dell’affettività. Dal 2017 è vice-presidente di EPSSE (European Philosophical Society for the Study of Emotions). Con l’editore ETS ha pubblicato nel 2006 Retorica e potere. Una lettura del Gorgia di Platone, e nel 2012 La città nell’anima. Strauss lettore di Platone e Senofonte.