Una riflessione sul teatro tragico cinquecentesco, tra formulazioni teoriche e prassi poetiche, invita all’analisi di due opere significative per gli sviluppi della drammaturgia tragica, la Sofonisba di Gian Giorgio Trissino e Il Torrismondo di Torquato Tasso. Le più recenti indagini nel campo teorico e poetico hanno evidenziato le principali direzioni intraprese dalle sperimentazioni dei maggiori autori, da Trissino a Giraldi Cinzio da Rucellai e Alemanni a Tasso, mostrando il passaggio da un modello – quello esemplato dalla Sofonisba trissiniana – che, pur inaugurando la drammaturgia tragica italiana in versi sciolti, è saldamente ancorato alla teorica aristotelica, a un altro – quello tassiano – che apre il tragico alle lacerazioni irrisolvibili della coscienza, imprimendo un nuovo corso ai suoi paradigmi poetici.
Lo studio lessicale, linguistico e stilistico delle due opere, in risonanza con il dibattito teorico contemporaneo, offre la possibilità di misurare da vicino le trasformazioni del genere tragico lungo il corso del Cinquecento e di apprezzare i debiti, gli apporti e i limiti che nell’un caso e nell’altro i modelli, greci o latini, cristiani o classico-pagani, esercitano sulla composizione formale e sulla concezione politico-culturale che la Sofonisba e il Torrismondo intendono rappresentare.
Ambra Carta insegna Letteratura italiana presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo. Si è occupata di autori e tematiche otto-novecentesche (Capuana, Borgese, D’Arrigo, Bonaviri, il fantastico e la prosa romanzesca). La sua attuale ricerca si rivolge alle forme della letteratura teatrale tra Cinque e Seicento, con studi sul Torrismondo di Torquato Tasso e sulla tragedia gesuitica. Dirige la collana GenerAzioni (Palermo University Press) insieme con Rosa Rita Marchese.