Il santuario suburbano di Monte Li Santi-Le Rote ai piedi dell’abitato falisco di Narce è stato scavato in più riprese tra il 1985 e il 2014; la lunga frequentazione dell’area sacra tra gli inizi del V e la fine del II sec. a.C. ha determinato trasformazioni edilizie e cultuali, accompagnate da azioni liturgiche di cui si sono conservate straordinarie evidenze. Gli scavi hanno svelato riti di fondazione e di consacrazione, riti di dismissione con l’obliterazione degli strumenti del sacrificio e delle strutture sacre, e hanno mostrato la celebrazione di grandi cerimonie collettive nei momenti critici della vita della comunità, come quella che ha sancito il definitivo abbandono del complesso santuariale.
Attraverso il regime delle offerte e le forme della ritualità sembra possibile ricomporre una sequenza nella quale, a livelli cronologici diversi, ruoli e competenze della sfera divina accompagnano soprattutto la figura femminile, in un quadro nel quale la fecondità umana si salda con la fertilità della terra. Accanto alle due dee di cui ci è stato restituito il teonimo, Minerva Maia e Fortuna, si percepisce la presenza di un sistema cultuale più complesso e sfumato nel quale più divinità sovrintendono al percorso di maturazione della fanciulla, dalla regolazione del mestruo, evocato da un culto di natura lunare, alla transizione verso l’età adulta ricordata dai dona dell’infanzia, ai riti nuziali sotto la tutela di Persefone e di Afrodite, per poi garantire non solo la maternità, ma anche la felice crescita della prole con Minerva Maia e, nel tempo, la stabilità delle unioni matrimoniali sotto l’egida demetriaca.
In questo scenario è solo apparentemente marginale la figura maschile, che entra a far parte del sistema religioso del santuario in una fase cronologicamente avanzata. Il richiamo alla transizione dei giovani maschi verso l’età adulta è reso esplicito dalla figura di Eracle e dal culto tributato a Fortuna, a fianco di Minerva Maia, a sottolineare l’intreccio della fertilità femminile e maschile. È un processo teso a rinsaldare la comunità, favorendo, attraverso la celebrazione dei riti di passaggio maschili e femminili, l’ingresso dei giovani – linfa vitale – nel corpo civico, ma anche a garantire la sopravvivenza della specie attraverso le risorse del territorio nel momento di crisi segnato dall’avanzata di Roma.