Deve il medico dire sempre la verità ai pazienti? Oppure il dovere di veridicità dei medici può essere sospeso quando la differenza tra bugia e verità equivale alla differenza tra la vita e la morte? È mai permissibile mentire in ambito clinico per compassione o per sfruttare i benefici dell’effetto placebo? E se sì, come distinguere i casi in cui è moralmente giustificabile ingannare un paziente “a fin di bene” – e cioè, per ragioni paternalistiche – da quei casi in cui, invece, occorre essere onesti? Queste domande sono fondamentali per chiunque si trovi a prestare o ricevere delle cure perché “la verità” può a volte segnare in modo indelebile il destino di una persona e di chi la assiste.
Eppure, l’etica medica contemporanea ha finora dedicato scarsa attenzione a questa problematica così centrale. Se a ciò si aggiunge che la formazione etica degli operatori sanitari è spesso inadeguata, e che i nostri giudizi morali tendono a essere intrinsecamente sbilanciati, esistono inoltre fondate ragioni per ritenere che ancora oggi i medici omettano e distorcano la verità ai pazienti molto più di quanto essi stessi siano portati a credere e, sfortunatamente, anche più di quanto sia eticamente giustificabile. In tale contesto, questo saggio propone e difende la teoria secondo cui il dovere di veridicità dei medici deve essere concepito come prima facie, e cioè come un dovere che occorre sempre rispettare a meno che ciò non contrasti con il più generale obbligo di prendersi cura del bene dei pazienti e a patto che si segua un processo di deliberazione morale adeguato. Perché la verità è sempre importante, ma non tutte le verità sono buone ai fini della cura, così come non tutti gli inganni sono necessariamente contrari al bene dei pazienti.
Marco Annoni si è laureato in filosofia e ha conseguito due dottorati di ricerca, uno in filosofia della scienza e uno nei fondamenti etici e teorici delle scienze della vita. Nel 2014 è stato Visiting Researcher presso il Program in Placebo Studies and Therapeutic Encounter della Harvard Medical School di Boston. Attualmente è assegnista di ricerca in bioetica presso l’Istituto di Tecnologie Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche. È parte della Segreteria Scientifica della Commissione del CNR per l’Etica della Ricerca e la Bioetica ed è responsabile della supervisione etica della Fondazione Umberto Veronesi, per la quale coordina il Comitato Etico e diverse attività di divulgazione inerenti il rapporto tra scienza ed etica. Ha pubblicato oltre quaranta contributi scientifici dedicati alla filosofia morale, alla filosofia della scienza e all’etica biomedica.