Salomon Maimon scrisse quest’opera con la medesima sussultoria frenesia che contraddistinse la sua vita. Sulla sfondo di un serrato confronto con il pensiero di Leibniz, egli vi compendia la propria critica alla filosofia kantiana ed al suo tentativo di riportare alle forme trascendentali del pensiero tutti i particolari oggetti dell’esperienza. Oscillando fra dogmatismo razionale e scetticismo empirico, Maimon affronta qui il problema della relazione fra soggetto e oggetto, collegato a quello della “cosa in sé”, e più in generale della congiunzione fra il sensibile e le categorie. Il rimprovero mosso a Kant nel Versuch über die Transzendentalphilosophie (1790) di aver creduto che fosse il concetto a determinare attraverso se stesso il proprio oggetto, si precisa in queste pagine facendo espresso richiamo alla necessità di accordare il pensiero con gli atti dell’immaginazione produttiva, gettando così le basi per una possibile “logica dell’immaginazione”.
Salomon Maimon nacque in Lituania nel 1765. Rabbino, compì studi talmudici. Emigrato in Germania, nel 1780 si stabilì a Berlino, dove entrò in contatto con gli ambienti dell’“illuminismo ebraico”. Morì, nel 1800, in Slesia, presso la residenza del conte Kalckreuth, che gli fece da mecenate. Fra i suoi scritti si ricordano: Versuch über die Transzendentalphilosophie (1790); Lebensgeschichte (1793); Versuch einer neuen Logik oder Theorie des Denkens (1794); Die Kathegorien des Aristoteles (1794); Kritische Untersuchungen über den menschlichen Geist (1797).