L’edificio era di mattoni rossi e non si poteva certo chiamarlo casa: è vero che era stato progettato, ne era stata iniziata la costruzione, ma era rimasto poi così, a metà, di soli mattoni grezzi fino all’inizio del primo piano, anch’esso incompiuto e senza il tetto. Vi salivano sopra i ragazzi del borgo, Manfredi, Domenico, Franco, Alfredino … a giocare, a tirar sassi o ciuffi d’erba terrosa, oppure a fischiare senza farsi vedere, quando passava di sotto qualcuna di noi bambine per andare a prendere l’acqua fresca alla fonte del borgo o a fare qualche commissione. Probabilmente non era stata terminata per uno sbaglio iniziale, perché troppo addossata alla casa di fronte, o per altri motivi che non conosco, fatto sta che era
rimasta così, a mezzo, ed era servito subito da abitazione al piano terreno, sia durante la guerra che dopo. A volte, quando passavo, se la porta della prima stanza era aperta, ne vedevo l’interno, quasi sempre piuttosto buio, credo non ci fosse neppure l’imbiancatura e, a malapena, si distingueva la sagoma di qualche mobile.