Questo libro affronta le distinte narrazioni del lemma razza dalla formazione risorgimentale dello Stato agli albori del nazionalismo, includendo le istanze della politica italiana di potenza. Dalla puntuale rilettura di testi fondamentali emergono le posizioni di figure rilevanti del Risorgimento e della fase postunitaria: Mancini e Mazzini, Gioberti, Balbo e Campo Fregoso, Bovio e Marselli, poi gli antropologi Mantegazza, Lombroso e Sergi fino a Morselli. Si mettono inoltre in risalto i protagonisti della lotta per la seconda emancipazione ebraica e valdese e, sul fronte dell’antirazzismo, Ghisleri e il suo gruppo, Colajanni e il dreyfusardo Paulucci di Calboli fino a Mondaini. Attraverso queste diverse prospettive Rigione delinea così i tratti diversificati di una «mitografia italiana della razza», rappresentando il lascito teorico più gravido di conseguenze del laboratorio politico italiano tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento, che confluirà nel nazionalismo imperialistico e nel razzismo fascista.
Salvatore Rigione, Dottore di ricerca in Teoria e Storia del Diritto, è Cultore di Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze. Ha svolto inoltre la professione di educatore nel carcere di Pisa e con ruolo direttivo presso il PRAP toscano. È autore di numerosi contributi scientifici apparsi su riviste specialistiche e in volumi collettanei. Ha curato, con Giorgio Concato, la ricerca Per non morire di carcere (Franco Angeli, 2005).