L’incontro con l’animalità è da sempre un momento chiave del fare filosofia: esso mette infatti la nostra identità di umani (come insieme di biologia e cultura, di corporeità e mente) a confronto con un “diverso” che da un lato stimola la percezione della nostra specificità, dall’altro ci intriga col gioco di analogie e somiglianze che dal piano emozionale risalgono fino al linguaggio. In questo senso, il tema di questo libro si collega a problemi oggi attualissimi non solo in ambito bio- e psicologico, ma anche e forse primariamente dal punto di vista della filosofia e della semiotica. Diciassette studiosi (alcuni noti e affermati, altri giovani ricercatori) aiutano il lettore a scrivere la storia dei modi in cui il pensiero filosofico e filosofico-linguistico ha affrontato “l’animale”, dai tempi di Aristotele e Epicuro fino a Cartesio e alla prima modernità, e poi oltre lungo tutto l’arco del Novecento fino ai dibattiti attuali sulla mente animale, sui risultati della primatologia, sulla misura in cui nozioni chiave come quelle di intenzionalità e di estetica possono essere utilizzate in riferimento agli animali non umani. Il libro (derivante da una ricerca di Ateneo della Sapienza, Università di Roma) è destinato a un pubblico di studiosi, insegnanti, studenti interessati alla storia della filosofia, alla semiotica e alla filosofia del linguaggio. Allo stesso tempo, biologi e psicologi trovano qui un quadro del modo in cui temi importanti del loro ambito di ricerca sono affrontati in alcuni rami dell’odierna ricerca umanistica.
Stefano Gensini (Firenze, 1953) è ordinario di Filosofia e teoria dei linguaggi presso il Dipartimento di Filosofia della Sapienza, Università di Roma. Ha dedicato studi monografici a Leopardi, Leibniz, al pensiero linguistico italiano fra ‘500 e ‘800, alla semiotica contemporanea. Fra i suoi ultimi lavori in forma di volume, Filosofie della comunicazione (2012) e Apogeo e fine di Babele (2016). Insieme con G. Manetti, dirige la rivista «Blityri»
(ETS).