La tesi dell’opera sta nel mostrare la decadenza, inarrestabile del mondo umano, per una tendenza che si autoalimenta retroattivamente. A fronte di questa apodittica certezza è posta l’alternativa, altrettanto apodittica della non-impossibilità di evitare tale esito nefasto. Per mostrare questo assunto viene esposta una teoria del tutto innovativa sull’essenza dell’Umano, quale origina dalle vicende del suo costituirsi. Attraverso questa esposizione si perviene al paradosso per cui l’Uomo opera per la sua stessa rovina, dominato da una tendenza che contrasta la sua stessa essenza. Questo paradosso viene sciolto nella indicazione del paralogismo che ne sta alla base, cui segue un’ampia analisi della situazione cui siamo pervenuti attraverso vicende storiche sommariamente descritte. L’opera si conclude con l’esposizione di un passaggio strettissimo da superare con azioni tanto improbabili nella loro riuscita, quanto certe nell’essere l’unica alternativa che può evitare la catastrofe annunciata.
L’autore ha conseguito la maturità classica nel 1953, e dopo un primo approccio universitario con l’iscrizione alla facoltà di Ingegneria presso l’Università di Pisa, è stato sbalzato nei ranghi degli “in cerca di prima occupazione” a causa di traversie familiari. Durante il periodo lavorativo accidentato che lo ha accompagnato alla pensione ha maturato l’interesse critico per quel mondo che non aveva scelto, ma che gli era dato come unica scelta. Così ha iniziato un nuovo percorso e, laureatosi in Filosofia all’età di 75 anni, si sta dedicando a rispondere a tutte le domande restategli in sospeso.