Questo saggio vuole proporre una nuova interpretazione dell’opera di Claude Lefort. L’angolo visuale da cui il pensiero lefortiano viene osservato è quello della «fenomenologia del politico». Tale metodo d’indagine, appreso dalla lezione di Maurice Merleau-Ponty, struttura il percorso di Lefort fin dall’esordio nel gruppo Socialisme ou Barbarie, orienta la sua opposizione a Cornelius Castoriadis, guida la sua lettura delle opere di Karl Marx e di Marcel Mauss e lo accompagna fino alla formulazione della sua teoria della democrazia. L’interpretazione delle opere di Niccolò Machiavelli, portata a termine nel saggio Le travail de l’oeuvre, ne rappresenta il cardine e la migliore sintesi. La filosofia lefortiana si definisce allora non come conoscenza ma come «esperienza del mondo»: un’esperienza capace di interpretare la società riconoscendosi come parte di essa, tralasciando ogni fede in una realtà oggettiva ed escludendo ogni fondamento. Un pensiero del politico e nel politico, che rifiuta qualsiasi semplificazione per confrontarsi con l’indeterminazione, con l’intreccio tra tutti gli elementi e i significati che costituiscono il sociale.
Mattia Di Pierro, dottore di ricerca presso la Scuola Normale Superiore e l’Université de Paris, è attualmente borsista presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e membre associé del Laboratoire du Changement Social et Politique dell’Université de Paris. Collabora con il Dipartimento di Filosofia “Piero Martinetti” dell’Università degli Studi di Milano come cultore della materia. I suoi interessi di ricerca riguardano il pensiero politico contemporaneo, con particolare attenzione ai lavori di Maurice Merleau-Ponty, Claude Lefort e Hannah Arendt. Ha pubblicato diversi saggi sulla riflessione di Claude Lefort, sull’operaismo italiano e sulle letture contemporanee delle opere di Niccolò Machiavelli.