Nell’ottobre 1843 Kierkegaard pubblica a nome Constantin Constantius La ripetizione, “bizzarro libriccino” in cui mette in scena uno dei concetti più originali e più profondi della sua riflessione filosofica, quello di “ripetizione”. Neanche due mesi dopo, il celebre poeta, critico letterario nonché alfiere dell’hegelismo danese Johan Ludvig Heiberg (1791-1860) scrive una recensione che dà adito a un’accesa reazione polemica da parte di Kierkegaard. Una polemica che ha però la strana peculiarità di rimanere solitaria: il Filosofo scrive infatti una lunga e infiammata risposta che decide di tenere nel cassetto, convinto della contraddittorietà insita nel voler trasformare in “comunicazione diretta” ciò che solo indirettamente, mediante l’ironia, può essere introdotto nella riflessione. Nell’inedito Polemica contro Heiberg, presentato per la prima volta in traduzione italiana, Kierkegaard si cimenta così nel raro tentativo di spiegare in modo esplicito se stesso e la sua categoria di ripetizione dinanzi ai contemporanei che l’hanno fraintesa preferendole la mediazione hegeliana.
Ingrid Basso è ricercatrice in Filosofia teoretica presso l’Università Cattolica di Milano. Già borsista presso il Søren Kierkegaard Forskningscenter dell’Università di Copenaghen e la Kierkegaard Library del St. Olaf College, Northfield, Minnesota, USA, di Kierkegaard ha tradotto gli Appunti delle lezioni berlinesi di Schelling (Bompiani 2008) e Il diario del Seduttore (Feltrinelli 2019).