La sorte di Wittgenstein nel Novecento è paradossale: nume tutelare della filosofia a lui successiva nella sua componente “linguistica”, nemico giurato di ogni filosofia che non si riduca alla dissoluzione dei suoi stessi “nonsensi”. Ma che cosa ha in mente Wittgenstein quando parla di problemi filosofici, com’è fatto il suo bersaglio polemico? E se “la” filosofia che nasce dal fraintendimento dell’ordinario non è tutta la filosofia, che aspetto avrebbe un pensiero in grado di sottrarsi al verdetto d’insensatezza? L’idea del presente volume è che questo pensiero possa essere la dialettica. A partire da una delle più recenti e innovative interpretazioni di Wittgenstein, la cosiddetta “lettura risoluta”, il libro indaga il concetto di problema filosofico nel movimento complessivo delle sue due opere maggiori, mettendone in luce la forza teorica e le tensioni interne. Se la riflessione filosofica dopo Wittgenstein, e grazie a lui, ha ritenuto di potersi ritirare nel linguaggio sfuggendo al rapporto contraddittorio con l’oggetto, emerge qui una conclusione alternativa: la contraddizione e il negativo all’origine di buona parte del modo di pensare contemporaneo.
Giovanni Zanotti (Bologna, 1986) si è diplomato alla Scuola Normale Superiore e laureato all’Università di Pisa, dove ha conseguito il dottorato in Filosofia nel 2016. Ha svolto periodi di studio all’estero (Chicago, Lione, Berlino) ed è stato borsista di ricerca presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici. Oltre che su Wittgenstein, ha pubblicato saggi in diverse lingue sulla fenomenologia, sulla storia del pensiero dialettico, sulla teoria critica novecentesca e in particolare su Adorno, del quale ha curato la nuova edizione italiana dei Tre studi su Hegel (Bologna, Il Mulino, 2014) e la traduzione del corso universitario Introduzione alla dialettica (Pisa, ETS, 2020), accanto ad altre traduzioni di testi filosofici dal tedesco e dal portoghese. Attualmente è post-dottorando e docente presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Brasilia.