L’unità d’Italia fu sempre antico e continuo desiderio di tutti gl’Italiani intelligenti e generosi. […] Di Dante non vi dico nulla: era l’idolo degli studiosi; egli rappresentava la grande idea della nostra nazionalità, egli il pensiero, l’ingegno, la gloria, la lingua d’Italia. Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, Napoli 1879. Nei decenni preunitari il poeta fiorentino simboleggiò, soprattutto per i giovani patrioti alla ricerca di quelle radici culturali identitarie da contrapporre alle dominazioni straniere, non solo una delle tante figure profonde o di parentela da cui, nell’immaginario collettivo, discendeva la nazione italiana, ma l’archetipo stesso dell’italiano di ogni epoca. Come in un gioco di specchi – ovviamente deformanti – ciascuno vide nell’exul immeritus l’antesignano delle proprie idee politiche, alimentando, dentro e fuori l’Italia, una vera e propria «Dantemania».
Fabio Di Giannatale, insegna Idee e linguaggi della politica presso la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università degli Studi di Teramo. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il principio di nazionalità. Un dibattito nell’Italia risorgimentale (2014), «The Most Terrible Calamity which ever has fallen on Europe». The Great War Commented by La Civiltà Cattolica (2015), Il «cantore della rettitudine evangelica e cattolica». Gesuiti interpreti di Dante nel Risorgimento (2017), Religione e politica nel pensiero di Melchiorre Gioia tra la prima e la seconda Cisalpina (2018). Ha curato i volumi Escludere per governare. L’esilio politico fra Medioevo e Risorgimento (2011) e Religione e politica nel lungo Ottocento. Nuovi scenari interpretativi (2019).